Stella madre di Giuseppe Caputo, traduzione di Alberto Bile Spadaccini
Un ragazzo aspetta sua madre: nessuno sa dove si trovi né perché se ne sia andata. Mentre la aspetta passa le giornate tra la tristezza e la consolazione delle vicine, alle quali è unito da un rapporto meraviglioso, pieno di allegria e di comprensione. Il tempo passa e il protagonista comincia a chiedersi se sua ma
dre tornerà mai. I personaggi di questo romanzo, fragilissimi, stanno insieme per non sentirsi più soli ed evitare il crollo finale delle loro vite, cercando di riempirle con immagini e simboli. Con senso dell’umorismo, desiderio, angoscia, Caputo ha scritto un romanzo pieno di verità e poesia scrivendo del limite incerto tra desolazione e tenerezza.
Caputo affascina i lettori con una storia piena di indimenticabili e divertenti dipinti surrealisti (che a volte ricordano film come Amelie o Big Fish)
Carlos Restrepo, El Tiempo
Nato a Baranquilla (Colombia) nel 1982, Giuseppe Caputo è laureato in Scrittura creativa alla New York University e alla Iowa University, dove si è specializzato in Gender e Queer Studies. Tra il 2015 e il 2018 è stato direttore culturale della Fiera internazionale del libro di Bogotá (FILBo). È docente e coordinatore del master in Scrittura creativa dell’Instituto Caro y Cuervo. Ha scritto diverse raccolte di poesia ma con il romanzo Un mundo huérfano (2016) è entrato nella lista Bogotà 39 dei migliori scrittori latinoamericani sotto i 40 anni. Collabora con la rivista Arcadia e con il quotidiano El Tiempo.
Stella madre è il titolo numero ventuno della nostra collana I Selvaggi