Nel rumore del fiume di Franca Cavagnoli
Interzona, collana di narrativa italiana diretta da Orazio Labbate
Di là dell’Adda arriva Beatrice, bambina arguta e silenziosa. Passa le sue giornate tra giochi all’aria aperta, lunghe passeggiate per placare la malinconia e al cimitero, luogo prediletto per le sue letture. Di notte, appena spegne la fiamma della candela, le appaiono sul soffitto creature mostruose, volti prodigiosi che riflettono le sue paure e i suoi incubi, lasciandola senza fiato.
In un silenzio quasi tombale, percepisce i rumori di ogni cosa, l’acqua che scorre, l’arrivo del vento, il battere delle ali degli uccelli, affrontando, come uno spettro delicato, un lutto innominabile. Attraverso uno spirito, quasi illusionistico, la bambina ricostruisce la sua intera esistenza per esorcizzare un immane dolore che la tiene sospesa al di là del cuore e del fiume.
Con una lingua fantasmatica e letteraria, che supera sé stessa per leggersi infine cristallina, l’autrice compone un romanzo delicato e magicamente perturbante, dando forma a un mondo pieno di dolore e prodigi, come se Clarice Lispector di Vicino al cuore selvaggio incontrasse, fino a ibridarsi al meglio, Lizzie di Shirley Jackson.
Ecco un posto dove aspettare i ricordi.
Franca Cavagnoli ha pubblicato i romanzi Una pioggia bruciante (Feltrinelli 2015; Premio Città di Cuneo per il primo romanzo e finalista premio Bergamo; originariamente pubblicato da Frassinelli nel 2000), Luminusa (Frassinelli 2015), Non si è seri a 17 anni (Frassinelli 2007; finalista Premio l’Inedito Maria Bellonci), il saggio La voce del testo. L’arte e il mestiere di tradurre (Feltrinelli 2012; nuova edizione 2019; Premio Lo straniero 2013). Nel 2022 ha pubblicato per Orecchio Acerbo il suo primo libro per l’infanzia, La Bocca dell’Adda. Ha tradotto e curato, tra gli altri, opere di William S. Burroughs, J.M. Coetzee, Nadine Gordimer, James Joyce, Jamaica Kincaid, Katherine Mansfield, Toni Morrison, V.S. Naipaul, George Orwell, Robert Louis Stevenson e Mark Twain. Cura per Adelphi l’edizione italiana dell’epistolario di Samuel Beckett. Insegna Traduzione letteraria e Revisione del testo editoriale al Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Mondadori e l’Associazione Italiana Editori. Ha collaborato a “Linea d’ombra”, “Diario” e “Alfabeta 2” e ora collabora a “Il Manifesto”, “Alias” e “L’indice dei libri del mese”.
isbn 9788885737730, pagine 256, euro 17
Dicono di Nel rumore del fiume:
Perché ha scelto lo sguardo di una bambina?
«Quello che mi interessa è la capacità dei bambini di uscire dalle situazioni critiche spesso da soli. Un potente alleato è l’immaginazione. Da una situazione in cui vede cose che non ci sono, come quando nel buio immagina teste prese dalla mitologia, Beatrice arriva a trasfigurare la realtà. E questa è la sua salvezza: è questa sua capacità visionaria ad aiutarla, a poco a poco, a uscire dal dolore».
Intervista a cura di Eleonora Barbieri, Il Giornale
«Quella di Franca Cavagnoli è una prosa ricca e sensibile, capace come poche di rendere dall’interno il dolore della protagonista».
Intervista a cura di Federica Velonà, Rai Letteratura
«C’è un aspetto molto particolare di questo libro che forse riguarda la parte più intima dell’autrice, cioè il rapporto che Beatrice ha con le parole: quando ne trova di complesse le assapora, le ama, se le gode, cerca di capire dove portano. Invece con le parole dette è molto parca. Una ‘scrittura sottovoce’ quella di Cavagnoli, che si abbina perfettamente al carattere della bambina».
Intervista a cura di Paolo Gualandris, La Provincia di Cremona
«Un romanzo assai diverso dai suoi precedenti, nel quale la maestria della scrittura dell’autrice, apprezzatissima traduttrice dall’inglese, anima un testo che sa ben equilibrare tensione narrativa grazie a uno stile franto e prevalentemente paratattico e momenti di grande delicatezza».
Ermanno Paccagnini, La Lettura, Corriere della Sera
«La tecnica narrativa frammentaria, episodica, anacronica, rende bene questo senso di caos psicologico e questo volere percorrere a tutti i costi un sentiero del tutto scisso dal reale per raggiungere alla fine una esperienza totalizzante che appare salvifica».
Zino Pecoraro, La Sicilia
«Nel rumore del fiume procede con la quieta implacabilità di un incantesimo che solo di scorcio, sul finale, lascia intravedere la possibilità di uno scioglimento. La salvezza, questa volta, sta nel tempo di dopo, in un altro presente nel quale una donna di nome Franca ricostruisce con franchezza una storia taciuta troppo a lungo».
Alessandro Zaccuri, Avvenire
«Perché il dolore oltre a spaccare, corpi e relazioni, frange letteralmente la trama e predilige la sineddoche, insieme alla brevità. Ciò che sta nello scacco linguistico resta indicibile, non consente di trovare una spiegazione, lo scampo allora è un incedere poetico in cui le dimensioni temporali si affastellano, fino a rincorrersi e poi distendersi».
Alessandra Pigliaru, Il Manifesto